Nel panorama delle agevolazioni fiscali destinate alle imprese italiane, il 2024 si apre con prospettive ambiziose e un duplice binario che si preannuncia come fondamentale per orientare gli investimenti nel campo della digitalizzazione. L’innovativo progetto ideato dal ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit) presenta una novità significativa, introducendo due percorsi distinti: il consolidato programma Transizione 4.0 e il nuovo schema Industria 5.0, finanziato tramite i 6,3 miliardi del RepowerEu, capitolo inserito nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr).

Il percorso Transizione 4.0, progettato per il biennio 2024-2025, manterrà la sua operatività, continuando ad offrire incentivi per gli investimenti già avviati e quelli programmati entro il 2025. Gli investimenti in beni strumentali materiali, ovvero macchinari e strumentazioni, godranno di agevolazioni fiscali che variano in base alla fascia di investimento: il 20% per investimenti fino a 2,5 milioni, il 10% per quelli oltre i 2,5 milioni e fino a 10 milioni, e il 5% per investimenti oltre i 10 milioni e fino a 20 milioni.

Tuttavia, il prossimo decreto del Pnrr, atteso a gennaio, introdurrà gli incentivi Industria 5.0, con l’obiettivo di armonizzare la digitalizzazione con la transizione energetica. Questo nuovo piano estenderà il sostegno agli stessi beni materiali e immateriali (come software), aggiungendo anche investimenti per l’auto-produzione e l’autoconsumo da fonti rinnovabili, escludendo le biomasse. Inoltre, verranno inclusi anche i costi di formazione per competenze legate alla transizione ecologica, limitati al 10% dell’investimento totale con un tetto massimo di 300.000 euro e riferiti solo a formatori esterni all’azienda.

Le aliquote previste nel pacchetto Industria 5.0 saranno più vantaggiose rispetto a Transizione 4.0, soprattutto per i beni strumentali materiali, a condizione che gli investimenti permettano di attestare un miglioramento dell’efficienza energetica nell’arco del periodo 2024-2026, pari almeno al 3% dei consumi finali di energia dell’impresa o al 5% se riguarda i processi produttivi. Questo risparmio energetico sarà calcolato considerando solo il contributo dei beni strumentali materiali e immateriali per la digitalizzazione, escludendo gli investimenti per l’autoconsumo da fonti rinnovabili e la formazione.

Sulla base degli effettivi risparmi energetici, le imprese potranno beneficiare di crediti d’imposta più consistenti rispetto ai regimi attualmente in vigore. Le aliquote saranno differenziate in base alle classi di efficientamento energetico, con il massimo risparmio (classe 1) che garantirà un credito d’imposta fino al 40% per investimenti fino a 2,5 milioni, al 20% per quelli oltre i 2,5 milioni e fino a 10 milioni, e al 10% per investimenti superiori a 10 milioni e fino a un massimale innalzato a 50 milioni.

Tuttavia, va sottolineato che le agevolazioni più generose del programma Industria 5.0 saranno applicabili solo per le spese sostenute nel 2024 e nel 2025, escludendo gli investimenti consegnati entro la metà del 2026. Inoltre, come richiesto dalla Commissione europea, il sistema di verifica sarà più rigoroso: sarà richiesta la certificazione di un valutatore indipendente sia in fase progettuale che in quella di realizzazione degli investimenti.

Resta ancora un margine di incertezza riguardo ai tempi di entrata in vigore delle nuove aliquote. Sebbene l’autorizzazione ai 6,3 miliardi del RepowerEu faccia riferimento esplicito agli interventi del 2024 e del 2025, la pubblicazione del decreto Pnrr è slittata alle prime settimane di gennaio e non è chiaro se potranno essere considerati retroattivamente anche gli investimenti effettuati a partire dal 1° gennaio 2024. Potrebbe essere necessario ulteriore intervento mediante decreto ministeriale per l’applicazione pratica delle nuove misure.

In conclusione, l’avvento del 2024 apre scenari entusiasmanti per le imprese intenzionate a investire nella digitalizzazione. Le opportunità offerte dalla coesistenza dei programmi Transizione 4.0 e Industria 5.0 promettono stimoli considerevoli, incentivi fiscali più sostanziosi e un chiaro indirizzo verso l’innovazione tecnologica e la sostenibilità ambientale, rimanendo tuttavia in attesa della definizione delle tempistiche per l’applicazione effettiva di queste nuove agevolazioni.