L’analisi della spesa italiana dei fondi strutturali europei, alla vigilia della verifica di metà percorso, rivela un panorama preoccupante. I dati del Dipartimento per le politiche di coesione indicano un rallentamento significativo nella realizzazione dei progetti, con soli 4,8 miliardi di euro attivati su un totale di oltre 74 miliardi disponibili per il periodo 2021-2027. Ancora più allarmante è il tasso di spesa effettiva, ferma allo 0,7% con soli 535 milioni di euro erogati. Le regioni emergono come unico motore di spesa, mentre i programmi gestiti dai ministeri rimangono fermi. L’urgenza di accelerare i tempi è evidente, con il rischio concreto di un disimpegno automatico delle risorse. L’analisi del confronto con la programmazione precedente evidenzia un trend preoccupante e solleva dubbi sulla capacità di raggiungere gli obiettivi entro i tempi previsti.
Corpo dell’Articolo: Alla vigilia della verifica di metà percorso, emergono segnali di criticità nella gestione della spesa italiana dei fondi strutturali europei. Secondo i dati del Dipartimento per le politiche di coesione (Dpcoe), al 31 dicembre 2023, solo il 6,5% dei fondi complessivi previsti per il periodo 2021-2027 è stato attivato, con appena 4,8 miliardi di euro impegnati su oltre 74 miliardi disponibili. Un ritardo ancor più evidente emerge considerando la spesa effettiva, che si attesta allo 0,7%, con soli 535 milioni di euro erogati fino a quel momento.
La situazione diventa ancor più allarmante se si considera che gran parte di questa spesa è stata generata dalle regioni, mentre i programmi gestiti direttamente dai ministeri rimangono fermi. Questo rallentamento preoccupante è stato evidenziato anche da Nicola De Michelis, vicedirettore generale della Direzione Politiche regionali della Commissione europea, il quale ha sottolineato l’urgenza di accelerare i programmi per evitare il blocco totale delle risorse.
Le prospettive future appaiono ancora più cupe considerando che, al quarto anno di programmazione, resta da spendere il 99% delle risorse disponibili. De Michelis mette in guardia sul rischio di un disimpegno automatico delle risorse e sull’impossibilità di raggiungere l’obiettivo di spesa previsto entro il 2025.
Il confronto con la programmazione precedente (2014-2020) evidenzia una situazione critica già a metà percorso, quando erano stati attivati il 26,1% dei fondi totali. Questo scenario solleva dubbi sulla capacità delle istituzioni di gestire in modo efficace ed efficiente i fondi europei, mettendo in discussione le promesse fatte dal ministro Fitto riguardo alla rapidità nell’attuazione dei programmi.
In conclusione, è evidente che sono necessari sforzi significativi per sbloccare la spesa dei fondi strutturali europei in Italia e garantire una corretta implementazione dei progetti. Il tempo stringe, e senza un’accelerazione significativa, il rischio di un’utilizzazione inefficiente delle risorse è sempre più concreto.