La prossima scadenza delle concessioni balneari, fissata al 31 dicembre 2023 secondo quanto delineato dal Consiglio di Stato, sta provocando un acceso dibattito tra i parlamentari della maggioranza e i Comuni, che si trovano indecisi sulla migliore strategia da adottare in questo contesto incerto. Tale questione ha portato all’emissione di un’interpellanza urgente da parte di Forza Italia, capitanata da Deborah Bergamini, sollecitando un chiarimento governativo sulla situazione.

La risposta dell’esecutivo, comunicata dal sottosegretario del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, Tullio Ferrante, ha sorpreso in parte gli osservatori. Ferrante ha precisato che la decisione del Consiglio di Stato ad agosto, l’ultima di una serie di pronunciamenti sulle concessioni balneari, non ha affrontato direttamente la proroga tecnica di un anno prevista dal decreto milleproroghe del 2022 nel caso in cui ci siano motivi oggettivi che impediscono la conclusione delle nuove gare entro il 31 dicembre 2023.

Di conseguenza, l’interpretazione del governo suggerisce che il Consiglio di Stato ha ritenuto inapplicabile la proroga automatica da parte degli enti locali, ma non il differimento fino al 31 dicembre 2024, che potrebbe essere adottato dagli enti in presenza di “ragioni oggettive” che ne giustifichino il bisogno, al fine di completare le nuove procedure di gara. Questa interpretazione, tuttavia, è oggetto di contestazione da parte di alcuni esperti del settore, poiché il decreto milleproroghe prevede due tipi di rinvio: uno diretto al 31 dicembre 2024 e l’altro, effettivamente legato a impedimenti, al 31 dicembre 2025.

L’interpellanza presentata da Forza Italia, volta a ottenere chiarezza sul quadro normativo e giurisprudenziale accumulato negli ultimi anni, ha ricevuto solo parziali risposte da parte del governo. Il partito ha sottolineato l’importanza di definire i limiti della responsabilità degli enti e dei loro dirigenti, affermando che un chiarimento da parte del governo potrebbe tutelare i Comuni che seguono la pronuncia del Consiglio di Stato, ma potrebbero non rispettare pienamente le disposizioni normative del milleproroghe.

Si ipotizza la possibilità di una norma esplicativa nelle prossime settimane, in attesa di una chiara direzione riguardo al complicato negoziato con la Commissione europea. Tuttavia, al momento attuale, l’intera vicenda poggia su basi incerte e fragili. Va segnalata anche la sentenza emessa il 2 novembre dalla sezione di Lecce del Tar Puglia, che ha giudicato non ricevibile un ricorso dell’Antitrust contro una serie di proroghe automatiche fino al 2033 concesse sul territorio. Il Tar pugliese ha basato la sua decisione sulla pronuncia della Corte di Giustizia Ue del 20 aprile scorso, che sottolinea l’applicabilità della direttiva Bolkestein solo dopo aver accertato la scarsità della risorsa naturale, nel caso specifico delle spiagge libere, da parte dell’amministrazione anziché dei giudici nazionali.

A complicare ulteriormente il quadro è l’attesa per la pubblicazione della sentenza della Cassazione, che il 24 ottobre scorso ha discusso in udienza a sezioni unite un ricorso di Sib-Confcommercio contro le sentenze del Consiglio di Stato che hanno respinto le proroghe fino al 2033.

Questa complessa situazione ha suscitato dibattiti e incertezze su quali siano i passi da intraprendere, rimanendo in attesa di ulteriori sviluppi e chiarimenti da parte delle istituzioni competenti.

Firmato, Osservatorio di Finanza Agevolata Media One Network